Lettera in memoria di un grande Presidente:
Peppino Quaquaro

 

Ricordare Peppino Quaquaro, dopo la sua scomparsa il 12 dicembre, non è semplice perché in poche frasi non si può riassumere tutta la vita di un Grande Uomo dalle molte qualità.

L’amico Dirodi nell’articolo sul Secolo XIX del 13/12 ha ricordato giustamente la grande umanità, le doti di esperto artigiano restauratore, la genealogia che fa della sua famiglia una delle più antiche e stimate di S. Margherita e ha rammentato la generosa presenza in città: l’impegno nello sport e la sua passione per il canto e la presidenza del coro Voci d’Alpe.

Non si può ricordare Peppino senza citare i suoi fratelli Angelo e Gian: “I Quaquaro” come li chiamano da sempre in città. Caratteri diversi ma complementari, una “squadra” si direbbe oggi. Nel loro laboratorio artigiano c’era sempre uno spazio riservato al buonumore.
Se prendessimo esempio dalla consuetudine delle squadre di calcio (e il Genoa era un’altra grande Passione di Peppino) dovremmo compiere il gesto di “ritirare la maglia”, cercare un sinonimo di ” Presidente” per chi verrà dopo di lui, perché con Peppino Quaquaro se ne va il nostro Unico Presidente dal 1969, dalla fondazione a oggi.


Caro Peppino, carissimo Presidente,
   generoso Alpino -corista, basso irraggiungibile, sempre modesto pur consapevole del tuo talento.
Fino all’ultimo hai voluto essere con noi, amavi il coro e lo dimostravi sempre e comunque di là dai nostri reali meriti. Solo meno di due mesi fa in occasione nostro ultimo concerto a Santa Margherita, nel salone di Villa Durazzo ci ha seguito e ascoltato, non seduto tra il pubblico ma accanto a noi, pronto ad alzarti dalla sedia e a battere le mani alla fine di ogni canto, come sempre presente, premuroso e vicino, felice e orgoglioso del tuo coro.
Forse sarà stato un segno del destino ma quando, come consuetudine in conclusione del concerto, il maestro invitò anche i coristi di ieri a cantare e volle proporre “Joska la rossa”, la tua Joska, ancora una volta ci hai regato a sorpresa una perfetta e commovente interpretazione nell’assolo finale, come nei tuoi giorni migliori.
Era stata una sera speciale anche per te, ogni triste presagio sembrava distante e ci hai lasciato un ricordo che difficilmente dimenticheremo.
Di te vogliamo conservare la memoria di quell’immagine sorridente e un po’ stupita per i tanti applausi meritati che ti giunsero dal pubblico e dai tuoi coristi.
Caro Peppino,
dove sei ora troverai di certo un posto nel “coro di lassù” : un basso profondo e intonato è sempre una rarità, anche in Paradiso.

      Gli Amici del coro